Diario

Una vacanza davvero speciale: Reggio Calabria, maggio 2019

La famiglia C. arrivò dalla provincia di Salerno la mattina di un sabato di metà maggio, portandoci in dono una gentilezza rara, tanti bei sorrisi e una storia di inestimabile valore.

Il loro amore per uno zio, artista e genio, che visse drammaticamente l’esperienza della prigionia in un campo di concentramento austriaco, li spinse a documentarsi, a ricercare informazioni. Perché le lettere dello zio non erano affidabili e, d’altra parte, come avrebbero potuto esserlo? La premura di evitare ai propri cari qualsiasi preoccupazione sulle proprie condizioni di internamento da una parte e la censura dall’altra, condizionavano pesantemente il contenuto di quelle missive. “Tutto bene” diceva, ma è fin troppo facile immaginare che non fosse realmente così.

Cercando allora documenti di testimonianza e di memoria, la famiglia C. si imbatté in un diario di prigionia, pubblicato dal signor Tito Rosato con il titolo “Lager 22 Baracca 12”.

A volte accade che il caso crei dei percorsi e degli appuntamenti così incredibili che sembra quasi impossibile non scorgervi, tra le righe, un disegno, una precisa architettura. Così, la famiglia C., leggendo il diario del signor Tito, scoprì che in realtà l’autore era stato addirittura compagno dello zio: internati nello stesso lager, persino nella stessa baracca, avevano condiviso in modo intimo e profondo l’esperienza della prigionia, al punto che le memorie di uno raccontavano moltissimo anche della vita dell’altro.

Fu così che la famiglia C. decise di contattare il sig. Tito, reggino e residente a Reggio Calabria, che, ormai ultranovantenne, si dichiarò, più che disponibile, entusiasta di conoscere i parenti di un caro compagno, del quale aveva conservato intatto ogni ricordo nonostante lo scorrere del tempo. Concordarono allora l’appuntamento, e il giorno successivo venni a sapere dai miei ospiti una cosa che, d’altra parte, avevo già immaginato: con il preziosissimo aiuto delle figlie, la famiglia Rosato riservò a questi amici l’accoglienza migliore del mondo, la più calorosa.

Abbiamo deciso di raccontarvi questa vicenda perché crediamo che sia troppo preziosa per tenerla tutta per noi e che vada, pertanto, condivisa. Inoltre, davvero non avevamo idea che un nostro concittadino fosse un testimone così importante di una pagina della nostra storia che non dovremmo mai dimenticare. Questo articolo è il nostro piccolo contributo affinché si continui a diffondere e tramandarne la memoria.

Per concludere, non potremmo trovare parole migliori di quelle che la famiglia C. ha lasciato scritte sul nostro quaderno alla fine del suo breve ma intensissimo soggiorno, dalle quali emerge con meravigliosa chiarezza il senso profondo di tutto questo, e cioè lo “scoprire che, anche in luoghi diversi, la bellezza di essere umani ci lega nei nostri cammini”.

Grazie di cuore.

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